Rassegna “Martedì al Cinema – Un altro Cinema è possibile”
Promossa dall’Associazione “Casa dei Popoli” con il patrocinio e contributo della Regione dell’Umbria e del Comune di Foligno
Multisala Politeama Clarici, Foligno – Martedì 24 Marzo , orari 17.30 20.15 22.30
IN BLOOM di Nana Ekvtimishvili, Simon Gross (Georgia, Germania 2013)
Eka e Natia sono due adolescenti costrette a vite difficili: famiglie povere, con padri ubriaconi o in carcere e un’esistenza in cui occorre lottare e guadagnarsi (letteralmente) il pane a ogni piè sospinto. Quando l’innamorato di Natia le regala una pistola, gli equilibri già precari rischiano di essere definitivamente compromessi.
In mezzo a una costellazione di opere, specie in ambito festivaliero e d’essai, che trattano di racconti di formazione, ambientate in luoghi più o meno “esotici” per il punto di vista euro-occidentale, In Bloom ha la forza di emergere, nonostante tratti temi ampiamente visitati e nonostante lo stile possa richiamare – complice lo stesso direttore della fotografia di Cristian Mungiu, ossia Oleg Mutu – l’estetica della new wave rumena. Ma se proprio occorre trovare un accostamento che renda l’idea della “fioritura” di In Bloom, meglio rivolgersi al Bellas Mariposas del nostro Salvatore Mereu, con due ragazzine e la loro intesa esplosiva come protagoniste del film: una recitazione fresca e spontanea quella di Lika Babluani e Mariam Bokeria, credibile anche nelle situazioni più difficili, nei panni di Eka e Natia, due lati diversi di femminilità adolescenziale in un contesto selvaggio e brutale. In cui i canoni tradizionali di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato sono irrimediabilmente saltati: file chilometriche per recuperare delle pagnotte, l’arroganza di chi è armato e pericoloso, leggi non scritte di prevaricazione e seduzione che sembrano ferme al Medioevo. La via di uscita sembra passare da una pistola, il singolare cadeau di un innamorato che appare e scompare, ma sembra più voler aiutare Natia a emanciparsi anziché volerla realmente per sé. Tecniche di corteggiamento anche più crudeli e misogine di quelle a cui ci ha abituato il cinema sudcoreano e totale assenza di speranza calate nella Georgia del 1992, resasi da poco indipendente rispetto all’ex-Unione Sovietica e vittima al contempo della decadenza di un sistema politico fallimentare e della incapacità di divenire una democrazia; mentre il conflitto con Abcasia e Ossezia incombe sullo sfondo, a ribadire la follia sanguinaria che pervade un popolo smarrito. Nana Ekvtimishvili e Simon Gross assecondano l’estetica del cinema d’autore europeo, ma basta una sequenza superba come quella del ballo di Eka, collisione di tradizione e liberazione individuale, per lasciare intuire che nella coppia di registi c’è un potenziale di talento inespresso che merita attenzione.