Michele è un adolescente e vive a Trieste con la mamma Giovanna, poliziotta single (“Non zitella!”) da quando il marito, anche lui poliziotto, è venuto a mancare. A scuola i bulletti della classe, Ivan e Brando, lo tiranneggiano e la ragazza di cui è innamorato, Stella, sembra non accorgersi di lui. Ma un giorno Michele scopre di avere un potere, anzi, un superpotere: quello di diventare invisibile. Sarà solo la prima di una serie di scoperte strabilianti che cambieranno la vita a lui e a tutti quelli che lo circondano.
Gabriele Salvatores compie un altro salto nel vuoto cimentandosi con un film di genere nel genere: una storia di supereroi all’interno di un film per ragazzi, filone supremamente (e inspiegabilmente) trascurato in Italia. Quello di Michele è un classico viaggio di formazione che pone al pubblico, snocciolandole una dopo l’altra all’interno di una narrazione fluida e coesa, le grandi domande di chi si affaccia all’età adulta (e che continuano a riguardare anche il mondo dei “grandi”). Chi siamo? Di chi possiamo fidarci? A chi dobbiamo dare ascolto? Di chi (o che cosa) siamo figli? La nostra famiglia di elezione coincide con quella biologica? Quali sono i nostri veri talenti e come possiamo usarli in modo consapevole?
Salvatores sceglie, con molta onestà artistica, di ricordarci che il suo film deve rimanere accessibile in primis ai giovanissimi, e dunque non disdegna spiegazioni didascaliche e sottolineature esplicite, rifiutando lo snobismo dell’autore adulto che strizza l’occhio ai suoi coetanei. Il ragazzo invisibile resta però fortemente autoriale nelle scelte estetiche e narrative, che rispettano la composizione grafica del fumetto e l’iperrealismo (magico) del racconto fantastico.
La scelta del potere dell’invisibilità è ricca di valenze metaforiche, soprattutto per il cinema che è per definizione racconto del visibile, e visto che l’adolescenza è in genere il periodo di minima autostima e massimo narcisismo, essere invisibili diventa contemporaneamente un’aspirazione e uno spauracchio. Salvatores sceglie di filmare l’assenza nel momento stesso in cui rivendica il suo (anti)eroe come presenza innanzitutto fisica, e non sottrae il suo protagonista all’ambiguità di questo rapporto di attrazione e repulsione verso il proprio “non essere”.
Gli effetti speciali de Il ragazzo invisibile sono artigianali nel senso migliore del termine: niente di fantasmagorico o strabiliante, piuttosto un recupero della meraviglia e dell’incanto infantile, sempre profondamente radicati nella concretezza di una quotidianità riconoscibile. Anche il montaggio si tiene lontano dalla frenesia da action movie hollywoodiano, ancor più se legato all’immaginario fumettistico.
Il ragazzo invisibile lavora soprattutto sulla costruzione dei personaggi e sulla semina dei grandi quesiti esistenziali di cui sopra, sempre enunciati a misura di adolescente. La sceneggiatura, del trio Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, attinge a molti capisaldi del cinema di genere senza diventare imitativa, e le innumerevoli citazioni, spesso d’autore – da Gremlins a Ferro 3, da Lasciami entrare ad Hanna (complice anche la somiglianza di Noa Zatta, la giovane attrice che interpreta Stella, con Saoirse Ronan), da Salt a Il sesto senso, da Spider Man a X-Men, da L’alieno a Grosso guaio a Chinatown. Anche l’intervento produttivo è competente, con un product placement discreto e un giusto equilibrio fra attenzione alle esigenze commerciali e rispetto della vocazione autoriale di Salvatores.
Il ragazzo invisibile racconta un corpo adolescente in cambiamento come cartina di tornasole e motore dell’evoluzione di un’intera comunità, creando un sottile distinguo fra talento e potere, appoggiandosi ad un’architettura narrativa solida e ad un’estetica precisa, apparentemente semplice e invece assai sofisticata nella cura dei dettagli, nel posizionamento delle luci, nella costruzione delle inquadrature e nella scelta “fumettistica” dei punti di ripresa. Una scommessa vinta per una sfida coraggiosa e infinitamente più complessa di quanto la sua superficie children friendly lasci intuire.
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