A bordo di una splendida decappottabile, Roland e Vanessa raggiungono un angolo di paradiso, una baia nel sud della Francia, dove trascorreranno il tempo che serve a lui per rimettersi a scrivere. Nel caffè del vedovo Michel, il romanziere in crisi lascia che a scorrere siano fiumi di alcool, mentre l’inchiostro fatica ad uscire. Ma il blocco non è solo suo: la moglie Nessa, autoreclusasi nella stanza d’hotel con vista sul mare, sembra incapace di appassionarsi ad alcunché, marito compreso. La scoperta di un buco nel muro, che le fornisce l’accesso alla vista della giovane coppia della stanza accanto, in luna di miele, la smuove dal torpore, ma risveglia in lei pericolose pulsioni.
Una coppia di americani bellissimi in crisi nera, con un passato di successi letterari e feste mondane e un presente di alcolismo e depressione. Impossibile non vedere dietro i personaggi interpretati da Brad Pitt e Angelina Jolie Pitt (per la prima volta accreditata col doppio cognome) i fantasmi di Scott e Zelda Fitzgerald, e impossibile non sentire, nella prima parte del film che è anche la più riuscita, l’eco di dialoghi alla Hemingway, direttamente dalla stagione del “Giardino dell’Eden”, che narrava appunto del periodo speso tra Costa Azzurra e Spagna da uno scrittore statunitense e dalla moglie.
Nella claustrofobia abitudinaria della baia di pescatori, chiusi dentro un paesaggio di bellezza vertiginosa, tentato costantemente dal richiamo suicida delle onde del mare, l’ex ballerina e lo scrittore prosciugato fermano il tempo e affrontano la crisi della maturità e della loro relazione passeggiando avanti e indietro nel recinto di uno spazio senza uscita, rimandando il confronto fino a quando non finiscono entrambi, letteralmente, contro il muro.
L’ambientazione anni Settanta, l’eleganza degli abiti, dei luoghi e delle inquadrature vengono gestite dalla regista con grande controllo: pittoresca nel senso etimologico del termine, l’estetica del film non è mai kitsch. L’esagerazione sta altrove, nella maniera in cui viene risolta la vicenda psicologica della protagonista: anticipata da alcuni flashback fuori tono, trattata come un trauma definitivo, la rivelazione – tirata oltre misura – non regge il peso della preparazione e affloscia il prefinale in un crescendo melodrammatico caricato e superfluo. Meglio sarebbe stato, forse, contemplare un male oscuro senza una spiegazione a tutti i costi, come il debutto del racconto lasciava immaginare, ma il pragmatismo americano non lo permette, e, in fondo, il finalissimo non sbaglia.
Girato sull’isola di Gozo durante il viaggio di nozze della coppia d’oro, sulla base di una sceneggiatura scritta dalla stessa Jolie anni prima, con By the sea i Brangelina realizzano il loro personale “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, ingenuo ma a suo modo coraggioso.
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