Adaline Bowman, nata nel 1908, all’età di 29 anni è vittima di un incidente d’auto che, paradossalmente, la rende immortale. Da quel momento smette di invecchiare e vede passarle la vita accanto: la figlia la supera in età diventando un’anziana signora, e Adaline impara a non innamorarsi per non dover assistere allo stesso disallineamento spaziotemporale. Così passa i decenni a cambiare casa e vita, ogni volta che qualcuno comincia ad accorgersi che ha sempre lo stesso aspetto fisico. Ma quando incontra Ellis, un trentenne con cui è amore a prima vista, la determinazione di Adaline comincia a vacillare. E la donna non sa ancora che l’attrazione per Ellis ha radici lontane.
Il giovane regista americano Lee Toland Krieger si cimenta con una storia che ricorda Il curioso caso di Benjamin Button, ma anche Highlander e per certi versi l’horror svedese Lasciami entrare (assai più che le numerose saghe pop sull’immortalità dei vampiri tanto presenti in questi anni) perché riflette sul senso della vita attraverso il concetto di mortalità e mostra il passare del tempo (e l’invecchiamento del corpo) come un limite necessario alla ripetitività infinita dell’esistenza.
Proprio perché il protagonista è il tempo, Adaline e il mondo che la circonda appaiono atemporali anche a livello di scenografie, costumi, accompagnamento musicale. Adaline si muove in un eterno presente che ha come costante la perdita delle persone care, ed è dunque eternamente ferma in una sorta di freeze frame. Blake Lively, con la sua presenza algida e impassibile, sostiene inquadratura dopo inquadratura il ruolo di donna costretta a rendersi impermeabile agli affetti e agli attaccamenti anche logistici, e desiderosa di acquisire quel primo capello bianco che, nella realtà cronologicamente corretta, è lo spauracchio di molte (e molti).
La regia è classica, da grande storia romantica, e la svolta narrativa che compare a due terzi del racconto aumenta il pathos melodrammatico che permea l’intera vicenda. Mancano la capacità visionaria di David Fincher e la profondità emotiva di Thomas Alfredson, ma Adaline – L’eterna giovinezza è un buon prodotto di entertainment che sostiene la curiosità e l’attenzione del pubblico.
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