The Repairman è la storia di Scanio Libertetti che, nella provincia piemontese, ripara macchine del caffè da bar. Lavora da casa per conto di un padrone che lo sfrutta e la sua endemica lentezza non migliora le cose, l’unico parente che gli sta vicino sembra essere un zio panettiere con aiutante mezzo scemo. Attraverso i suoi amici, molto più integrati di lui nella società, entra in contatto con una ragazza inglese con cui inizia un rapporto sentimentale. Tuttavia sembra che ciò che sia dritto per Scanio risulti storto agli altri.
C’era bisogno di un personaggio come Scanio Libertetti nel panorama del cinema nazionale e non per l’intrinseco luddismo di cui si fa portatore indolente (prospettiva che di certo non manca nei film italiani) ma per la potenzialità remissivamente distruttiva della sua sola presenza.
Paolo Mitton arriva al suo primo lungometraggio dopo alcuni corti e diversi anni di lavoro negli effetti speciali di grandi film statunitensi e la sua prospettiva su un racconto, fortemente radicato sul territorio piemontese in cui è ambientato, è una boccata d’aria fresca.
Sul personaggio di Scanio, interpretato da Daniele Savoca principalmente attraverso una camminata goffa e una postura da orso (due tratti del suo corpo che parlano più delle espressioni), si abbattono i peggiori clichè sociali e le più affettuose ed egoiste considerazioni degli amici, tuttavia benchè i suoi spigoli siano arrotondati a forza da pranzi in cui sta quasi muto e punitive scampagnate in decappottabile, lo stesso Mitton riesce ad organizzare intere scene in cui la sola presenza del personaggio modifica l’ambiente che lo circonda, segnando la differenza tra commedia e grottesco. La chimera che molti cineasti inseguono (il personaggio strano e fuori dai canoni della società in grado per questo di svelarne le assurdità) The repairman la afferra con un umorismo avvincente e giocato su un complesso e coinvolgente avvicendarsi di situazioni più che sulle singole battute.
Ed in questa operazione di innovazione all’interno del tradizionale è impossibile sminuire il contributo del montaggio di Enrico Giovannone e Matteo Paolini. Il film è infatti tagliato con un gusto non comune per le accelerazioni improvvise e la voglia di prendere di sorpresa lo spettatore invece che cavalcare le sue aspettative con la solita scansione invisibile. Le singole scene procedono senza un ritmo fisso e coerente ma nel complesso il film riesce a scorrere molto più rapido di quanto la sua sceneggiatura non farebbe intuire, trovando un senso (e finalmente) ad alcuni tra i più radicati luoghi comuni del cinema italiano (il vecchio è sempre meglio del nuovo, il lento meglio del rapido, l’outsider meglio dell’integrato) con lo strumento principe del cinema e, nello specifico, della commedia.
Non è un capolavoro The repairman, conclude la storia d’amore con una consuetudine che sembra non appartenergli e stenta a tirare le fila in chiusura, tuttavia spiazza, devia dal consueto, non punta troppo in alto ma disegna una società come la conosciamo in una maniera che (un po’) non conoscevamo. Senza dubbio uno dei più interessanti esordi italiani degli ultimi anni.
The Repairman
Un film di Paolo Mitton - Con Daniele Savoca, Hannah Croft, Paolo Giangrasso, Fabio Marchisio, Irene Ivaldi.Titolo originale id. Commedia, durata 89 min., colore - Italia, 2013 - Cineama
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